Questo è il secondo romanzo della trilogia The Broken Earth, del cui primo, The Fifth Season, ne ho suggerito la lettura nel mio Consiglio del Mese di Gennaio, ma che avevo letto diversi mesi prima. In effetti dopo aver incominciato questo The Obelisk Gate mi sono accorto che molti dettagli della storia mi sfuggivano, dato che i riferimenti agli avvenimenti passati non sono molto abbondanti, e ho quindi deciso di rileggere The Fifth Season (così come continuerò direttamente nella lettura de The Stone Sky, il terzo e conclusivo capitolo della trilogia).
Rileggere il primo volume mi ha fatto però apprezzare molto di più il romanzo, forse perché le difficoltà nel capire un mondo davvero strano, con persone con capacità al di fuori del normale, e con un linguaggio tutto da interpretare mi avevano impedito di apprezzare davvero la storia, che è davvero la cosa migliore, subito dopo l'ambientazione, dato che lo stile narrativo, a parte la prosa spesso molto evocativa della Jemisin, non è niente di speciale e presenta anche qualche difetto.
Tra le ragioni che mi hanno spinto a leggere questo romanzo non c'è solo che è il seguito di un'altro che mi è piaciuto molto, che comunque rimane la ragione principale, ma c'è anche il fatto che ha a sua volta vinto il Premio Hugo nel 2017, facendo bissare alla Jemisin la vincita del 2016 con The Fifth Season. Nel 2016 le votazioni erano state fortemente condizionate dall'apparizione di una cordata di opinione moderata/reazionaria che aveva fortemente condizionato le selezioni dei finalisti, con una conseguente reazione nelle votazioni finali, tanto da lasciare qualche dubbio se i vincitori fossero davvero i migliori o solo i "più adatti" a rappresentare una reazione alla cordata reazionaria. A posteriori posso dire che The Fifth Season non solo ha meritato il premio per la sua qualità, ma è anche stato il migliore esempio per dimostrare la debolezza dell'ideologia che voleva forzare il premio.
Nel 2017 questi problemi, che non sono certo scomparsi, non hanno avuto un ruolo preminente ma, come avevo raccontato nella presentazione di All The Birds in the Sky, questo ultimo romanzo era stato in testa in tutte le prime votazioni (le votazioni finali dell'Hugo si svolgono così: tutti gli aventi diritto votano tra i finalisti, e viene eliminato chi ha avuto meno voti. Poi ancora tutti votano tra i rimanenti, e così via fino a che non ne rimangono due e tra i due sempre tutti votano per chi deve ricevere il premio), ma alla votazione finale tra gli ultimi due sopravvissuti è stato scavalcato da The Obelisk Gate. Nel commento a All the Birds in the Sky avevo proposto una mia ipotesi del perché di questa scelta, e mi ero riservato il mio giudizio personale a dopo la lettura di entrambi.
Ora che l'ho letto posso dire che avrei votato anche io per The Obelisk Gate, anche se lo reputo inferiore a The Fifth Season. Nel primo romanzo c'erano tre diversi punti di vista che si alternavano, anche se erano della stessa persona in tre momenti diversi della sua vita, ma avevano permesso una vivacità di avvenimenti davvero ammirevole, degna compagnia dell'ambientazione impressionante e sviluppata in modo coerente e molto intelligente. Nel secondo romanzo i punti di vista diventano due, questa volta di due persone diverse, con intermezzi sempre più significativi di un terzo che risulta di fatto il vero narratore. Il passaggio da terza a seconda persona ha una sua logica, ma non sempre è gradevole. L'avere punti di vista di persone diverse però non aiuta molto ad evitare una certa maggiore staticità, perché le vicende delle due persone non evolvono in modo significativo. C'è molta staticità in questo romanzo, con un sempre maggiore accento sul rapporto a distanza tra madre e figlia, che tende inevitabilmente a divergere. La storia di Nassun ha anche qualche aspetto di poca credibilità, per lo sviluppo quasi improvviso delle sue capacità nel controllo della "magia", che superano facilmente quelle della madre, anche se libera dall'istruzione limitante del Fulcro. Il concetto stesso di questa "magia", una forza derivante da ogni essere vivente, tra cui si incomincia a capire deve essere considerato anche il pianeta che risulta un essere senziente, inizia una deriva verso aspetti sempre più "esoterici" che non sono proprio di mio gradimento, come il ruolo sempre più importante dei "mangiatori di pietra".
In conclusione è un buon romanzo, che credo abbia meritato di vincere il confronto con il suo avversario per il premio Hugo, ma che a me sembra inferiore al primo della serie perché è più lento, apre ad aspetti "sovrannaturali" che a mio parere falsa un poco la struttura iniziale della vicenda, i personaggi non hanno poi dei comportamenti ragionevoli e razionali data la storia che vivono, e c'è qualche forzatura nella loro evoluzione.
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